Come per le altre varie tipologie di copertura, anche per la copertura a padiglione la funzione è quella di proteggere l’edificio e chi ne fa uso, dal freddo e dal caldo; dalle precipitazioni atmosferiche come pioggia, neve, grandine; dal vento; dal sole oltre quella, non meno importante, di smaltire le acque meteoriche. Oltre a determinare la configurazione architettonica del coronamento dell’edificio.

Come per la copertura a capanna, per la valutazione di un adeguato sistema di sicurezza anticaduta, è necessario procedere con un’analisi del tetto, comprendente la misurazione dell’altezza massima a cui si può verificare una caduta, elementi in dotazione (come ad esempio il camino, l’antenna, pannelli solari ecc.) e le opere di manutenzione che necessiteranno in futuro.

In base a questi risultati sarà possibile indicare una corretta soluzione progettuale per il dispositivo di protezione anticaduta.

Cosa si intende per copertura a padiglione?

Per copertura a padiglione si indica un tipo di copertura con falde spioventi che ricoprono l’intero edificio. Questa tipologia di chiusura superiore dell’edificio richiede un lavoro progettuale e tecnologico non da poco. Inoltre nei vari punti di unione delle falde si richiedono ulteriori accorgimenti per garantirne la continuità.

Copertura a padiglione: cos’è e com’è fatto

Un tetto a padiglione comprende sempre:

  • una linea di gronda
  • linee di displuvio e di compluvio
  • una linea di colmo

Elemento base è la falda, requisito indispensabile l’inclinazione, rivestimento finale esterno in laterizio da coperture, tegole o coppi, o pannelli e lamiere apposite.

La linea di gronda è il perimetro inferiore della copertura, dove confluisce tutta l’acqua e trova posto la grondaia; la linea di displuvio (o compluvio) si rende necessaria all’incontro tra le falde quando queste divergono (o confluiscono), la linea di colmo è il bordo superiore della copertura.

Quali sono le caratteristiche di un tetto a padiglione?

Le coperture a padiglione solitamente hanno pendenze molto accentuate e tali pendenze hanno un maggiore “effetto camino” della ventilazione, l’allontanamento veloce delle acque e lo scarico dei pesi. Inoltre, i tetti a padiglione possono essere idonei anche in zone soggette a nevicate frequenti.

La stratigrafia tecnologica di una falda comprende la struttura portante, su cui si distribuiscono e appoggiano i vari strati di chiusura, di isolamento e di tenuta all’acqua. Anche per queste tipologie di tetto è consigliata la ventilazione, oltre alla microventilazione dettata dalla norma UNI 9460 del 2008.

Come si costruisce un tetto a padiglione

La volumetria del tetto a padiglione si studia, una volta stabilita la pianta dell’edificio, secondo il “metodo delle bisettrici” unito ad un’analisi e adattamento, caso per caso. La scelta di una copertura a padiglione permette la copertura di edifici anche con pianta irregolare mantenendo la possibilità di usufruire dei vantaggi delle falde inclinate. Non si esclude da tale tipologia di ricreare mansarde sotto-tetto, abbaini, integrare finestre e pannelli solari.

Ma cosa indica la volta a padiglione tecnicamente?

La volta a padiglione indica in architettura un elemento di copertura con superficie curva.

Si ottiene anche, come nel caso della volta a crociera, dall’intersezione di due volte a botte conservandovi, contrariamente a quanto avviene nella volta a crociera, le parti in comune a tali volte: non esistono quindi gli archi perimetrali. Le parti in comune vengono dette fusi cilindrici (cioè superfici cilindriche sezionate con due piani incidenti). Il perimetro è quindi quadrangolare e coincide con le linee d’imposta (nella volta a crociera il perimetro è dato dagli archi perimetrali).

Nei casi più frequenti la volta a padiglione viene ottenuta dall’intersezione di due semiclindri di rotazione ad assi orizzontali (paralleli al piano del geometrale) e perpendicolari tra loro.

Pertanto il piano su cui giacciono gli assi, di tali volte, viene detto piano d’imposta della volta.

Una volta a padiglione a base poligonale risulta divisa in spicchi e viene detta volta composta, volta a creste e vele o cupola. Una volta a padiglione sezionata con un piano orizzontale viene detta la volta a schifo.

Le aree alle quali prestare più attenzione

Le aree particolari alle quale prestare attenzione sono:

  • area di fronte al punto di accesso dell’abbaino in cui la distanza dal bordo del tetto è ridotta ed, insieme all’altezza minima dal possibile punto di impatto con la tettoia sotto, determinano la necessità di ridurre il cordino per l’ancoraggio ai primi ganci di risalita;
  • gli angoli, i quali presentano difficoltà legate alla perforazione degli elementi di colmo in laterizio. Proprio per questo, oltre al sistema di ancoraggio anticaduta centrale, sono previsti due ganci laterali da apporre sulle falde. Così facendo l’operatore sarà assicurato dal dispositivo di protezione principale oltre ai ganci sulla falda in cui effettivamente lavora. 

Il lavoro di ArtEcology

In ogni tipologia di copertura, indipendentemente dalla destinazione d’uso dell’immobile, è possibile eseguire un tetto coibentato, ossia installare uno o più prodotti aventi caratteristiche tecniche ben note, tali da determinare e garantire la realizzazione di una copertura coibentata, insonorizzata, autoportante, predisposta eventualmente per l’installazione di impianto fotovoltaico. Siamo esperti anche nella progettazione e realizzazione di coperture in rame.

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